Specialista in ODONTOSTOMATOLOGIA – Università di Torino
Perfezionamento in IMPLANTOLOGIA – Università di Milano
Master 2° liv. in CHIRURGIA ORALE – Università di Roma
Specialista in ODONTOSTOMATOLOGIA – Università di Torino
Perfezionamento in IMPLANTOLOGIA – Università di Milano
Master 2° liv. in CHIRURGIA ORALE – Università di Roma
In italia 20 milioni di persone over 35 soffrono di disturbi gengivali, 8 milioni soffrono di parodontite grave e 3 milioni sono a rischio di perdita di denti.
Dalla ricerca “gli italiani e la parodontite” promossa dalla Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SldP) effettuata dall’Istituto di Ricerche Key-Stone, emerge che il 50% della popolazione italiana ha sofferto o soffre di sanguinamento gengivale (il primo segno della parodontite) è che il 40% sottovaluta il sintomo e non si rivolge al dentista per un approfondimento diagnostico (PSR), assumendo comportamenti che mettono a rischio lo stato di salute della bocca e dell’intero organismo. La parodontite, più comunemente conosciuta come piorrea, è la causa principale della perdita dei denti. Per questo SldP promuove una campagna di formazione sociale per sottolineare l’importanza della diagnosi precoce.
La malattia parodontale è provocata da un’infezione batterica che, associata ad altri fattori (fumo, predisposizione ereditaria, ecc.) danneggia il parodonto, ossia le gengive, l’osso egli altri tessuti di sostegno dei denti. Essendo spesso indolore, può succedere che ci si accorga della malattia parodontale solo quando gengive e tessuto osseo sono seriamente compromessi: è infatti, una delle cause più frequenti di perdita dei denti negli adulti. Visite di controllo regolari, permettono di fare una diagnosi precoce della malattia parodontale e di mettere in atto adeguate misure di prevenzione e di trattamento. La placca è una pellicola bianco-giallastra composta da batteri e residui di cibo, che si deposita sulla superficie dei denti, soprattutto vicino alla linea gengivale; se non costantemente rimossa, essa indurisce in una formazione calcarea ruvida chiamata tartaro, che rende più difficile l’asportazione quotidiana della placca.
I batteri presenti nella placca, producono delle tossine, che possono infiammare le gengive, l’osso e gli altri tessuti che circondano il dente, provocando la malattia parodontale.
Nella diagnosi di malattia parodontale si valuta: presenza di placca e tartaro, gonfiore e sanguinamento gengivale, sensibilità, mobilità e migrazione dentale. La radiologia aiuta a valutare la perdita di osso attorno ai denti. In condizioni normali il solco gengivale è profondo circa 2,3 millimetri.
Nel caso di malattia parodontale, questo spazio può aumentare formando una tasca parodontale dove si accumula la placca batterica, l’igiene risulta quindi difficile. È essenziale distinguere la gengivite dalla parodontite. Si esegue la diagnosi con una sonda che, inserita tra dente e gengiva misura la profondità in millimetri della tasca parodontale (più profonda è la tasca, più grave è la parodontite).
La placca è composta di detriti alimentari, proteine della saliva e batteri, se non adeguatamente rimossa calcifica ed in 7-10 giorni si trasforma in tartaro non più rimovibile con le normali procedure di igiene domiciliari. Placca e tartaro hanno un’azione altamente nociva sul legamento parodontale con conseguente infiammazione gengivale e perdita di osso di sostegno del dente.
Solo una corretta rimozione meccanica della placca dentaria garantisce il mantenimento dei tessuti gengivali e dell’osso di sostegno privi di infiammazione. Al fine di ottimizzare le manovre di igiene orale domiciliare.
sciolte in bocca dopo aver lavato i denti, permettono di evidenziare, colorandole, le zone in cui non si è rimossa completamente la placca.
(non cerato o tipo SUPER-FLOSS oral-B) rimuove la placca negli spazi interdentali.
rimuove la placca sotto ponti o bloccaggi.
rimuove la placca grazie al movimento sonico delle setole che permettono una migliore igiene orale anche dove le setole dello spazzolino non arrivano direttamente (Es:PHILIPS SONICARE; BROXO PERIO- SONIC; WATER PIK SONIC SPEED PLAQUE REMOVER; ORAL-B BRAUN professional care series 2000/3000/500/550, ORAL-B trizone 5000; DENTOSONIC ROWENTA).
Philips AIR FLOSS.
agenti antisettici a base di clorexidina digluconato 0,20% per il post-operatorio (es. Corsodyl ; Plack out; Dentosan); per il mantenimento clorexidina digluconato 0,12% (ciclo di 5-7 gg 2 volte al di, ogni mese) o Listerine colluttorio (denti sensibili).
(Elmex verde, Sensodyne rapid, Colgate pro-sollievo, Bio Repair) dentifricio ossigeno ozono (Ozodent).
Il trattamento della malattia parodontale dipende dalla sua gravità. Nei primi stadi si tratta rimuovendo la placca batterica, il tartaro dalla superficie dei denti, i tessuti infiammatori all’interno delle tasche parodontali. Questa procedura terapeutica (a volte detta anche curettage), viene definita come trattamento di pulizia sottogengivale o scaling e levigature radicolare o root planing.
Il numero di sedute necessarie per trattare le malattie parodontali, dipende dalla sua estensione e gravità il trattamento è solitamente reso più confortevole da un’anestesia locale.
Prevenire la parodontite e la perdita dei denti è possibile. Ecco un Decalogo di azioni e di comportamenti da mettere in pratica – a partire dai più piccoli – per prevenire e riconoscere ai primi sintomi patologie di denti e bocca:
Consiste nel pulire e levigare le superfici della radice del dente, rimuovendo lo strato danneggiato dalle tossine batteriche derivanti dalla placca. Questo procedimento, favorisce il riattacco della gengiva alla superficie pulita e liscia della radice del dente e rende più difficile il nuovo accumulo di placca.
Dopo il trattamento di scaling/root planing, durante un appuntamento di controllo il dentista valuterà se le gengive sono guarite e le tasche parodontali diminuite: forme più gravi di malattia parodontale (con tasche molto profonde), potrebbero infatti richiedere ulteriori trattamenti, anche di tipo chirurgico.
La malattia parodontale non guarisce spontaneamente e, se non trattata, può portare all’estrazione dei denti i cui tessuti di sostegno siano seriamente danneggiati. Seguire le istruzioni su come prendersi cura di denti e gengive dopo il trattamento, è fondamentale per ridurre il rischio di recidive della malattia parodontale.
Prevenire la malattia parodontale o trattarla fin dalla sua fase iniziale è il modo migliore per mantenere sani a lungo i vostri denti e gengive.
In aggiunta alla rimozione strumentale della placca batterica e del tartaro, è utile eseguire degli sciacqui con collutori a base di clorexidina. Recentemente l’industria farmaceutica ha messo a disposizione degli antibiotici per uso locale direttamente nelle tasche gengivali, con un effetto migliore rispetto a quelli tradizionali per uso generale.
“Gengive ritirate” è il termine che normalmente si usa in gergo per definire una condizione patologica nota come recessione gengivale. Si parla di gengive ritirate per indicare l’arretramento o comunque lo spostamento delle stesse dalla propria sede originaria verso il margine apicale (radice) del dente. Ne consegue un’evidente compromissione estetica (il dente sembra particolarmente allungato, più scoperto e visibile) associata a molteplici disturbi come ipersensibilità dentinale, infiammazione locale e piorrea.
Sebbene tutti i denti possano essere colpiti da gengive ritirate, quelli maggiormente coinvolti sono i canini ed i premolari. La causa principale di recessione gengivale risiede nella scorretta igiene orale; precisamente, il rischio di gengive ritirate aumenta notevolmente quando i denti vengono spazzolati in modo inadeguato (es. orizzontalmente o dal dente verso la gengiva), in particolare se si utilizzano spazzolini a setole dure. Per alleviare il fastidio prodotto dalle gengive ritirate, si raccomanda di correggere eventualmente l’inadeguata modalità di pulizia quotidiana dei denti. Nei casi in cui le gengive ritirate creino considerevoli disturbi, è pensabile un intervento di chirurgia gengivale, eventualmente supportato da un innesto di tessuto connettivale.
“Gengive ritirate” è il termine che normalmente si usa in gergo per definire una condizione patologica nota come recessione gengivale.
Si parla di gengive ritirate per indicare l’arretramento o comunque lo spostamento delle stesse dalla propria sede originaria verso il margine apicale (radice) del dente. Ne consegue un’evidente compromissione estetica (il dente sembra particolarmente allungato, più scoperto e visibile) associata a molteplici disturbi come ipersensibilità dentinale, infiammazione locale e piorrea. Sebbene tutti i denti possano essere colpiti da gengive ritirate, quelli maggiormente coinvolti sono i canini ed i premolari. La causa principale di recessione gengivale risiede nella scorretta igiene orale; precisamente, il rischio di gengive ritirate aumenta notevolmente quando i denti vengono spazzolati in modo inadeguato (es. orizzontalmente o dal dente verso la gengiva), in particolare se si utilizzano spazzolini a setole dure. Per alleviare il fastidio prodotto dalle gengive ritirate, si raccomanda di correggere eventualmente l’inadeguata modalità di pulizia quotidiana dei denti. Nei casi in cui le gengive ritirate creino considerevoli disturbi, è pensabile un intervento di chirurgia gengivale, eventualmente supportato da un innesto di tessuto connettivale.
Le gengive ritirate sono un fenomeno piuttosto comune negli adulti di età superiore ai 40 anni, malgrado i primi sintomi possano comparire già in epoca adolescenziale. Abbiamo visto che lo spazzolamento scorretto dei denti, soprattutto se si utilizza regolarmente uno spazzolino a setole dure, è il principale fattore di rischio per le gengive ritirate.
Oltre a questo, il fenomeno pseudo-patologico può esser provocato da altri, innumerevoli, fattori eziologici:
La recessione gengivale non dev’esser considerata un fenomeno acuto che si manifesta improvvisamente – e senza preavviso – da un giorno all’altro. Le gengive ritirate sono il risultato finale di una serie di atteggiamenti scorretti e/o disturbi cronici che, progressivamente, spingono la gengiva verso la radice del dente. Ed è proprio per questa ragione che le gengive ritirare tendono a manifestare i primi sintomi fastidiosi dopo i 40 anni. Non è raro che, fino a quest’età, le gengive risultino apparentemente sane e il disturbo passi completamente inosservato. La denudazione dei colletti dentali e delle superfici radicolari che caratterizzano le gengive ritirate causano ipersensibilità dentinale, che si aggrava puntualmente in risposta a stimoli termici (alimenti/bevande troppo calde o eccessivamente fredde, aria pungente che entra dal cavo orale) o meccanici (sfioramento del dente con lo spazzolino). Inevitabilmente, l’ipersensibilità dentale provocata dalla regressione gengivale induce il soggetto a non spazzolare accuratamente i denti (in modo da percepire un fastidio ridotto): a tutto vantaggio dei batteri, questo atteggiamento errato favorisce l’accumulo di placca e tartaro, i maggiori imputati di processi cariogeni.
Quando la retrazione gengivale dipende da un’infiammazione cronica delle gengive (gengivite), il paziente accusa alitosi (alito cattivo), tendenza delle gengive al sanguinamento e gengive rosse, gonfie ed arrossate. Per non parlare, poi, della compromissione estetica provocata dalle gengive ritirate: in simili circostanze, i denti sembrano più lunghi, le radici dentali sono visibili ed esposte (sintomi tardivi della piorrea), e gli spazi interdentali sembrano più grandi. In realtà, lo spazio tra dente e dente rimane lo stesso, ma appare più grande in quanto le gengive ritirate non riescono a ricoprire la zona. Anche il colore dei denti viene alterato in presenza di gengive ritirate, a causa della differenza cromatica tra smalto del dente (bianco) e cemento giallastro (esposto perché le gengive si sono ritirate).
Negli stadi avanzati, la regressione gengivale può causare spostamento e perdita dei denti.
L’accurata pulizia dentale quotidiana, eseguita con strumenti adeguati, è comunque il miglior accorgimento per prevenire le gengive ritirate. Per minimizzare il rischio di regressione gengivale, si consiglia di utilizzare uno spazzolino a setole morbide e di spazzolare con dolcezza i denti, dalla gengiva al dente, mai al contrario od orizzontalmente. Inoltre, la scelta dei dentifrici è importante: si consiglia di preferire paste dentifricie arricchite in fluoro e di non utilizzare in modo costante prodotti ad azione sbiancante (imputati di aumentare la sensibilità dentinale).
Anche la pulizia dentale professionale è estremamente importante per mantenere in piena salute i denti, il più a lungo possibile: si consiglia di sottoposi all’igiene almeno una o due volte all’anno. Infatti, il deposito di placca e tartaro aumenta il rischio di carie, piorrea e gengivite che – ricordiamolo ancora una volta – sono fattori che predispongono un soggetto alle gengive ritirate e ad altri seri problemi dentali.
La cura delle malattie parodontali si effettua con procedure cliniche che utilizzano strumenti manuali e strumenti sonici o ultrasonici. In casi selezionati si possono associare combinazioni particolari di antibiotici. I benefici clinici sono elevatissimi: in pazienti che mantengono un buon livello di igiene orale, questa terapia determina la risoluzione dell’infiammazione gengivale, la riduzione delle tasche (le zone di gengiva più profonde) e l’ eliminazione dei batteri patogeni favorendo il mantenimento dei denti. In qualche caso si deve ricorrere anche all’intervento chirurgico per correggere le tasche gengivali persistenti. Il protocollo terapeutico in questione ha un’enorme validazione scientifica con studi clinici che ne dimostrano il successo a oltre 30 anni di osservazione, è accettato da tutta la comunità scientifica internazionale e può essere eseguita a costi sostenibili.
I protocolli alternativi che usano il laser per trattare la parodontite sono stati molto studiati negli ultimi anni in diverse Università/Paesi e da gruppi di ricerca indipendenti. Intervistato in proposito il Dottor Claudio Gatti, Presidente della SIdP, Società Italiana di Parodontologia e Implantologia, dice “L’utilizzo del laser come unica terapia comporta risultati che solo in alcuni lavori sarebbero simili alla terapia “classica” ma con lo svantaggio di essere molto più costosa. Tutti gli studi fino ad oggi pubblicati concordano sul fatto che i benefici ottenuti non sono mai superiori alle procedure convenzionali e che il laser non determina nessun vantaggio aggiuntivo se usato in combinazione con la terapia convenzionale.” Queste osservazioni sono condivise dai massimi esperti mondiali, sono state pubblicate sulle migliori riviste di Parodontologia e fanno parte delle linee guida internazionali per la cura della parodontite.
SIdP ritiene inoltre utile evidenziare che anche i più recenti studi pubblicati (nella maggior parte dei casi senza neanche l’uso indispensabile di un gruppo controllo) non aggiungono niente a quanto già noto nella letteratura scientifica e che i risultati riportati a supporto dell’efficacia del laser sono in realtà assolutamente sovrapponibili a quelli che si possono ottenere con la terapia convenzionale classica. È inoltre evidente che questi studi non sono in grado di dimostrare neanche un beneficio aggiuntivo del laser se utilizzato in associazione alla terapia convenzionale, tantomeno a lungo termine.
Pertanto la SIdP raccomanda cautela alla popolazione nell’affidarsi a cure “miracolistiche”, che, oltre ad essere spesso molto costose, al momento non sono in grado di migliorare i risultati clinici che si possono ottenere con la terapia convenzionale.
In casi molto avanzati della malattia parodontale può essere necessario ricorrere a interventi di chirurgia parodontale per accedere correttamente alle tasche e ridurne la profondità (lembi gengivali) in quanto le tasche più profonde di 5 millimetri hanno un notevole rischio di recidiva di infezione. La chirurgia rigenerativa rimuovendo l’infezione, permette di rigenerare i tessuti di sostegno del dente (osso alveolare, legamento parodontale, cemento radicolare). Si utilizza una tecnica chirurgica sofisticata che utilizza bio materiali (osso sintetico) e dei separatori di tessuti definiti membrane. Le membrane hanno il compito di impedire alle cellule gengivali di colonizzare i difetti ossei, permettendo così la rigenerazione degli altri tessuti di sostegno (G T R).
Terminata la fase terapeutica eseguita dal dentista non deve essere assolutamente sottovalutata l’importanza del cosiddetto mantenimento, che prevede due fasi:
È fondamentale per la stabilità del risultato negli anni a venire che il paziente venga in studio per il controllo alla scadenza del periodo prestabilito; questo intervallo è variabile da paziente a paziente ma in genere può essere da un minimo di 3 mesi ad un massimo di 6 mesi. È quindi di estrema importanza la regolarità dei controlli periodici, anche non avvertendo disturbi particolari, per prevenire la recidiva della malattia parodontale.
Il Dr. Massimo Cappella è un medico chirurgo specialista in odontostomatologia presso l’Università di Torino. Ha conseguito i diplomi di perfezionamento universitario in implantologia e protesi implantare presso l’Università di Milano, Ospedale San Raffaele e il perfezionamento universitario in implantologia biologicamente guidata presso l’università di Torino. Ha conseguito il Master universitario di II° livello in Chirurgia Orale università di Roma – La Sapienza.
Socio ANDI, socio ordinario della società italiana di chirurgia orale e implantologia SICOI, socio della European association for osseointegration EAO, socio ordinario della società italiana di osteointegrazione SIO, socio ordinario della international PIEZOSURGERY ACADEMY IPA, socio international SIMPLANT academy società di chirurgia implantare computer assistita 3D, socio SIDCO – società di chirurgia odontostomatologica, inoltre Socio Anthec, academy of non transfusional hemo-components, socio ordinario DDS Digital Dentistry Society – socio ordinario della società italiana di parodontologia e Implantologia SIDP.
Nello studio odontoiatrico del Dott. Massimo Cappella, dentista convenzionato a Torino, Leinì e Moncalieri, la grande professionalità ed esperienza dell’intero team è supportata da metodologie e strumentazioni costantemente aggiornate e di ultima generazione. Per quanto riguarda le cure dentistiche, inoltre, i pazienti potranno beneficiare di tariffe ridotte fino al 30 o al 40%, applicate dal tariffario delle convenzioni rispetto ai consueti tariffari standard. Un ulteriore vantaggio è dato dalla possibilità di far ricorso al rimborso diretto, evitando così di dover anticipare personalmente l’importo della cura. Le segreterie degli studi del dentista convenzionato Moncalieri svolgono direttamente ogni pratica burocratica relativa alle cure odontoiatriche. Per poter usufruire di questo servizio sarà sufficiente, nel corso della prima visita, informare la segreteria riguardo la propria appartenenza a un fondo sanitario integrativo del settore odontoiatrico.
Studio dentistico convenzionato. Chi è alla ricerca di un dentista convenzionato a Torino, Leinì e Moncalieri, può trovare una soluzione d’eccellenza: lo Studio Dentistico del Dott. Massimo Cappella. Il Centro dentistico, specializzato in implantologia, è infatti convenzionato con tutte le principali assicurazioni sanitarie e con i fondi sanitari integrativi e di categoria maggiormente quotati e legati al settore odontoiatrico. Tutti gli studi dentistici del Dott. Massimo Cappella, a Moncalieri, Torino e Leinì, mantengono un rapporto costante con le Società che offrono servizi di sanità integrativa di tipo odontoiatrico quali Previmedical, Unisalute, Fisdaf, Fasdac, Progesa e Prontocare. A loro è affidata la gestione di pratiche riguardanti i più stimati fondi integrativi odontoiatrici diffusi in Italia.
Per contattare lo staff dello Studio Dentistico del Dr. Massimo Cappella e prenotare un appuntamento, richiedere informazioni e preventivi, è sufficiente compilare il form presente in questa sezione. Si riceveranno in brevissimo tempo risposte chiare e precise in grado di soddisfare tutte le esigenze.